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La Foresta oggi

La forte domanda di legname durante le due guerre mondiali provocò continui tagli a raso soprattutto nelle abetine, ma anche nelle faggete e nei castagneti. A peggiorare il disboscamento dovuto ai conflitti, due violenti incendi susseguitisi nel 1943 e 1944 distrussero quasi del tutto 154 ettari di boschi di cedui di faggio. I successivi rimboschimenti favorirono le conifere a scapito delle formazioni autoctone di latifoglie.

Ciononostante, la silvicoltura della Foresta di Sant’Antonio ha mantenuto un profilo naturale: ai 198 ettari di cedui di faggio parte dell’antica proprietà demaniale si sono aggiunti 770 ettari di altri boschi cedui e cespugliati, acquisiti dallo Stato negli anni ’60, e dunque la superficie del bosco conta oggi 975 ettari. Nel 1975, l’intera foresta di Sant’Antonio è stata separata da quella di Vallombrosa e ceduta dallo Stato alla Regione Toscana; dal 1977 appartiene alla Comunità Montana Pratomagno, un ente locale con compiti di valorizzazione e gestione del patrimonio demaniale regionale.

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